opere
Una ricerca intima
TOPONOMASTICA DEI CORPI
Toponomastica dei corpi è una ricerca iniziata il primo gennaio.
Ero partita ragionando da sola, immaginando di allestire una parete con appunti giornalieri, che avrei appeso al muro e ne avrei scritto come un diario nel blog.
Dopo soli due giorni ho sostituito il muro con la stoffa e soprattutto ho deciso di aprire il progetto.
La O è diventata I, io è diventato noi, corpo è diventato corpi, le visioni si sono moltiplicate e l'appuntamento da giornaliero è diventato settimanale.
Ho cercato di girare sempre sotto pelle con la lente di ingrandimento facendo domande per provare a mettere sul piatto della bilancia le nostre emozioni, disegnare le nostre curve di livello e, nei solchi, innestare altra vita.
Il tentativo è stato quello di realizzare una carta geoemotiva condivisa, dove il nostro sentire ha dato nome alle strade, alle piazze interiori, a tutto quello che non è possibile vedere da fuori ma esiste e determina il nostro essere al mondo.
È una mappa di 21 fogli che ho volutamente terminato oggi, primo giugno, per festeggiare 40 anni.
Gli ultimi sette fogli, come i primi sette, li abbiamo immaginati insieme, grazie alla partecipazione ai sondaggi, iniziati nel primo mese dell’anno, fatti ogni lunedì mattina.
18 fogli formato 21 x 14,85 cm (misura complessiva 100 x 70)Carta 350 gr. carta velina, giornale
A PIEDI NUDI
Una poesia scritta e illustrata a inizio 2024.
Chiede dove stiamo andando e come, chiede quanto effettivamente il nostro essere al mondo in questo modo abbia senso.
Il timore di esserci dimenticati che vivendo si lascia traccia alle generazioni future e dimenticandolo, rischiare di lasciare eredità distruttive.
Provare a fermarsi, a stabilire un contatto con la terra, stabilire parentele altre e sentirsi nel mezzo, non sopra.
Se solo ci fermassimo per un po'.
Non so quanto duri un po'.
Ma un po'.
Fermi! Fermo tutto! Tutto tutto.
Cosa sentiremmo?
Quali voci?
Chi ci verrebbe a trovare nel silenzio?
Che giro farebbe il dolore?
La gioia credo arriverebbe dopo,
per sentirla dovremmo stare fermi ancora in po'.
Non so quanto duri un po'.
Se solo ci specchiassimo,
nelle nuvole, nelle chiome,
nelle radici, nel mare.
Se solo pensassimo di non essere sopra,
ma in mezzo.
Chissà quale posto abiterebbe il nostro ego.
Forse le ferite sarebbero più dolci,
Forse ce ne sarebbero meno.
E tu davvero ti senti migliore del tuo vicino?
Migliore di un albero, di un sasso,
di un fiore? Siamo sicuri?
E poi questi gomiti,
sempre in mezzo a scalpitare a chiedere attenzioni, a cercare i posti migliori,
a non lasciare spazio.
E pensare che ce ne sarebbe tanto se solo non contassimo le file.
Se solo ci tenessimo per il polpastrello.
Non per mano, per polpastrello.
Quanta delicatezza.
Allenare la percezione,
sentire come un insetto, annusare selvaticamente.
Imparare dai bambini, dagli animali, smontare le gabbie, mandarle al macero.
Noi siamo per chi sarà dopo.
È un fatto importante.
Fermiamoci un po'.
A piedi nudi, la terra.
18 fogli formato 21 x 14,85 cm (misura complessiva 100 x 70)
Carta 350 gr. carta velina, giornale
unica te
Un lavoro seriale fatto da 6 tomboli, stoffa, filo, china e la poesia di
Chandra Livia Candiani presa dalla raccolta "La domanda della sete" 2016-2020 edita Einaudi.
Pensato a posta per il Festival della Sociologia svolto dal 6 al 15 ottobre 2023 presso l'auditorium San Domenico di Narni.
Il tema centrale era la maschera, il volto e la costruzione dell'altro.
La poesia di Chandra Livia Candiani (che mi ricorda di tornare a casa)
Dove ti sei perduta
da quale dove non torni,
assediata
bruci senza origine.
Questo fuoco
deve trovare le sue parole
pronunciare condizioni
di smarrimento dire:
«Sei l'unica me che ho
torna a casa».
eravamo noi
Una ricerca che traduce il dolore di un mondo che sta scomparendo. Narrazioni di lacrime e della bocca serrata.
Un sasso che avremmo dovuto scagliare alla generazione passata, un sasso che dovrebbero scagliare contro di noi.
Dei fiammiferi che sono foreste bruciate, la carbonella che parla di terra arsa, il canovaccio segnato dal sangue degli allevamenti intensivi, un cimitero con 160 croci per le 160 specie estinte negli ultimi 10 anni, le case bruciate dalla guerra, i corpi dei morti in mare e lo stesso mare cimitero. Mare devastato, dimenticato.
Dimensione 40 x 70
Lino, porfido, fiammiferi, china, inchiostro rosso, filo, carta, garza
Pertugio - gualtieri
Questa ricerca si appoggiata alla poesia di Mariangela Gualtieri, “Questo lo giuro”.
Alcuni suoi passaggi sentendoli come un inno al “nonostante tutto” ho deciso di trasformarli in paesaggi, usando la garza, il tessuto tinto, cucendo fiori secchi, ricamando la neve, unendo due mani, lasciando spazio e aria.
Dimensione telaio singolo 10 x 100 - Dimensione totale: 150 x 100
Telaio di balsa, garza, stoffa tinta con tintura naturale, china, fiori secchi, foglie, fiori di carta cotone ricamati, rami
pertugio - montale
“Riviere” di Eugenio Montale è realizzato su dei passepartout pensati come delle finestre, dalle quali, affacciandomi, posso osservare dentro.
Da questa ricerca nascono i fiori di carta ricamati, diventati ormai compagni inseparabili.
Sempre presente è la carta cotone, la china, la macchina per cucire e il filo di rame.
Altro elemento necessario è il vuoto che tratto e immagino come fosse un colore.
A volte mi piace immaginare di essere pendula da un ciglione sopra il delirio del mare,
oscillare insieme alla vertigine, tra un’ispirazione e un’espirazione, vivere dentro gli occhi di chi sente ancor prima di riconoscere le forme.
Evanescente, indefinibile, sfuggente, essere stagione.
Supporto Passepartout dimensioni: 24 cm x 18 cm
Carta cotone, filo di rame, garza, china nera, fili di cotone
“Se tutte le stelle del mondo a un certo momento venissero giù”
Dell’abbondanza assassina che schiaccia a terra.
Della necessità di ricostruire in mezzo alle nostre macerie.
Installazione: Cornice in ceramica, rami, porcellana, fiori secchi, china
30 x 30 x 15
per un pezzo di pane
Isso la luna, stendo le stelle, tengo in mano un pezzo di pane.
Non ho più nulla, mi hanno portato via i ricordi.
La mollica, il dolore e questo spazio immenso saranno le mie coperte.
Installazione: Cornice in ceramica, rami, rame, porcellana, stoffa, china, legno
30 x 30 x 15
naufragare
Di quel cimitero vasto e profondo che è il mare, del dolore perpetuo come le sue onde.
Della nostra dimenticanza, distanza dal mondo, dell'abitudine a non guardare più niente.
Della nostra incapacità a prenderci almeno la responsabilità della presa di coscienza.
Installazione - Cornice in ceramica, rami, garza tinta
30 x 30 x 15
home where once there were trees
Sul concetto di casa
In questo tempo così difficile, ogni volta che un albero sparisce, se ne va un pezzo di mondo, un pezzo di noi, un pezzo di casa.
Questa è l’immagine di ciò che siamo.