Roma
Succede un giorno, il giorno in cui il tuo ingranaggio è stanco, anzi sei tu che sei stanca di farlo andare.
Senti il bisogno di rompere uno schema, quello schema che fino a qualche ora prima dava sicurezza e rassicurazione e che adesso ti rimane stretto, al tal punto che sei scomoda a te stessa.
È il giorno in cui la paura non ha la meglio, anzi c'è ma è più la voglia di capire cosa ti aspetta dall'altra parte del muro.
Lunedì scorso ho iniziato ad allentare quel meccanismo.
Sono arrivata alla stazione di Terni insieme a quella persona che chiamo sorella.
Sono montata in treno e ho vissuto nuovamente lo spazio e il tempo che intercorre tra me e Roma.
Scesa a Termini, la prima sensazione che ho avuto è stata quella di tornare.
Roma è una seconda casa, probabilmente il luogo in cui sono stata adulta per la prima volta.
Pensavo di sentire troppo dolore e invece, alla fine di Via Cavour, mentre osservavo da lontano due vecchi amici che si abbracciavano forte, ho sorriso.
Rione Monti resta ancora un luogo nel luogo che tengo a distanza, ma passando in bus l’ho circoscritto osservando tutte le vie che gli entrano dentro, quelle che ieri ho camminato con la memoria.
Questa settimana ho raccolto gran parte dei frammenti che avevo lasciato in giro e che avevo paura di affrontare.
Ho fatto spazio e inevitabilmente si sono aperti nuovi orizzonti e nuove possibilità.
Ne rimane uno.
Un piatto di pasta con i carciofi e le foglie dure masticate che con grande disinvoltura tanto tempo fa avevo nascosto dentro il tovagliolo vicino al piatto.
Forse la prossima volta butterò questo tovagliolo o forse entrerà nella famosa cassettiera dopo averlo pulito con amore.
A tal proposito, vi andrebbe di raccontarmi uno dei vostri mostrini?
Per chi ne avesse voglia, v’invito ad andare sui contatti e a scrivere una mail :)
Buon inizio settimana,
Giulia
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