Maschera per viso - Unica te
Un progetto legato alla poesia di Chandra Livia Candiani dalla raccolta "La domanda della sete" 2016 - 2020 edito Einaudi Editore
29 gennaio - Foglio n°5
Tornando da Robecchetto con Induno, immersa nella nebbia che mi ricorda la metafisica e Luigi Ghirri, penso alla prossima domanda per Toponomastica dei corpi.
Valerio sta guidando e finalmente a Roncobilaccio fa capolino un po' di sole, che in questo insolito ma sempre meno sorprendente inverno, scalda e purtroppo anticipa la primavera.
Amante dell’autunno e del raccoglimento che addolcisce apparentemente il tempo frenetico, mi rendo conto di non essere un’amante degli anticipi.
In autostrada, a un certo punto, mi sono imbattuta in un cantiere, credo avesse a che fare con qualche futura area di servizio, dove hanno piantato giovanissime palme e mi è venuto da piangere esattamente come quando sorpasso camion che trasportano animali.
Il nostro passaggio su questo pianeta ha una condotta che in una scala da 1 a 10 non sfiora nemmeno il primo dei numeri.
In mezzo alle riflessioni che mi accompagnano, mi chiedo quale sarà la direzione di questo prossimo foglio e guardando gli alberi uscire dalla nebbia, con l’umiltà che dovremmo adottare in un qualsiasi giorno dell’anno nei confronti di ogni essere sulla terra, arriviamo a scomodare la fantasia per provare a pettinare l’amarezza.
La settimana scorsa mi sono emozionata leggendo le nostre ferite profonde (che oltre a questa ricerca, diventeranno un progetto a parte) oggi, di lunedì, mentre gennaio arranca a finire, chiedo:
Nella tua ferita profonda cosa vorresti innestare?
innèsto s. m. [der. di innestare]. – 1. In agraria: a. Operazione con cui si fa concrescere sopra una pianta (detta portainnesto o soggetto) una parte di un altro vegetale della stessa specie o di specie differenti (detto nesto o oggetto), al fine di formare un nuovo individuo più pregiato o più produttivo o più giovane: fare, operare, praticare un innesto.
Dal vocabolario Treccani.
Innestare in questo caso per curare una ferita, come il kintsugi praticato in Giappone.
Non per essere pregiati, ancor meno produttivi o più giovani, ma più vicini alla nostra misura unica.
Come dei carta modelli in continua trasformazione, disegnati, apparentemente definitivi ma inevitabilmente seguaci del cambiamento.
Il mio innesto:
Sulla spalla sinistra vorrei innestare un ramo sperando che qualche uccello possa farci un nido.
Grazie sempre e al prossimo lunedì.
P.S. Gli impegni di questi due mesi si stanno gentilmente sciogliendo.
Man mano depenno e sorrido.
Questo mi permetterà di tornare a tracciare le nostre mappe con una frequenza diversa, ma non prometto nulla perché è l'anno del movimento e assecondarlo vuol dire riprogrammare costantemente le mie amate liste.
Una sola cosa è certa: quando festeggeremo.
Un abbraccio,
Giulia
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