- Mini rubrica sugli oggetti estivi -
Quando toglievo il tappo per bere l’acqua fresca amavo il rumore che faceva a contatto con la plastica.
Il tappo era legato alla borraccia con una catenella e quel penzolare lo trovavo divertente.
La prima volta che mi regalarono la borraccia Gio'style sono impazzita perché mi piaceva troppo il suo colore acceso tipico degli anni 90.
Era un accessorio che ha fatto parte di quel periodo che si fissa tra le caramelle di Lupo Alberto e i ciclisti di lycra.
Sempre presente al mare, in montagna o quando si organizzavano le scampagnate della domenica vicino casa.
Al collo seguiva i miei passi insicuri sulla cresta di una vetta oppure se ne stava all’ombra e veniva strappata dalla sabbia dopo un bagno al mare e il bisogno di bere per colpa del caldo.
La borraccia l’associo alla timidezza di allora e a quella dimensione, che proprio per questa mia caratteristica non sopportavo, ossia la vita da scout, una vita che non volevo capire e di cui non volevo far parte.
Troppi canti, troppi giochi condivisi, ma soprattutto poco rispetto per le chiusure altrui.
- Voglio dire, se una bambina se ne sta seduta in disparte lasciatela stare, probabilmente vuole stare lì e se per caso dovesse aver voglia di alzarsi per giocare a tempo debito lo farà, però non pressate (parlo in generale) perché magari le piace semplicemente osservare gli altri - .
Questo è quello che avrei voluto spiegare al tempo e ci sono riuscita solo ora (proprio ora!).
Ad ogni modo nel tempo sono cambiata, mi piace il karaoke, l’entusiasmo c’è, a fasi alterne ma c’è, mi piace giocare a nascondino, i sandali sono diventati una condizione fondamentale per vivere bene e devo ammettere che socializzo senza problemi.
La borraccia resta un ricordo felice di quegli anni in cui preferivo ascoltare il suono del suo tappo piuttosto che dire “ciao mi chiamo Giulia, giochiamo insieme?”.
Buon venerdì tra il nostalgico e il polemico :)
A presto,
Giulia
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